Tutti i luoghi reali sono stati sostituiti da altri luoghi che nulla hanno a che vedere con l’accaduto.
Non riuscivo più a sopportare nemmeno le predicazioni cariche di sensi di colpa su quanto non fossimo dei bravi cristiani e fossimo sempre mancanti verso Dio.
Non tolleravo questo continuo terrorismo sulla fine del mondo e sul ritorno di Gesù Cristo.
Non sopportavo di sentirmi addosso il peso della salvezza/dannazione eterna di tutte le persone che conoscevo e non riuscivo più ad essere sempre perfetta, impeccabile, un esempio per gli altri…forse non lo sono mai stata ma è questo che veniva richiesto a tutti i fedeli.
Decisi di prendermi in affitto un monolocale per poter iniziare una nuova vita però credevo di poter comunque mantenere dei contatti amichevoli con la pastora, i fratelli della chiesa e la mia famiglia pur non frequentando la domenica.
Avevo fatto i conti senza l’oste, come si suol dire.
Come comunicai alla pastora la mia decisione di andare a vivere da sola iniziarono i veri problemi.
Si iniziò con una leggera disapprovazione (“Mah, se sei convinta tu”) e poi ci fu un colloquio a tu per tu che, per quanto mi riguarda, mi fece capire esattamente con chi avevo a che fare: una persona manipolatrice della peggior specie.
Una sera di inizio dicembre (mese più faticoso per qualunque commesso sulla faccia della Terra), appena tornata da lavoro (distrutta) la pastora decise che dovevamo parlare.
Iniziò a dirmi quanto ci era rimasta male della mia decisione e di come si sentisse tradita, pugnalata alle spalle dopo tutto quello che aveva fatto per me, accogliendomi in casa e mantenendomi per un certo periodo.
Io le spiegai con molta calma (e cercando di guardarla negli occhi senza farmi raggirare dal suo sguardo) che in realtà la mia decisione dipendeva dal fatto che, a quasi trent’anni e con un lavoro ormai fisso, non mi sembrava il caso di continuare a dipendere da lei e dalla sua casa.
Eppure questa spiegazione (sebbene omettesse i motivi riguardanti la chiesa) non sembrò bastarle.
Lei cercò ancora di convincermi che non stava bene che vivessi da sola, in quanto ragazza giovane e single e che, economicamente, non ce l’avrei fatta (d’altronde sebbene blaterasse sempre che dovevamo essere delle donne forti e indipendenti, ci trattava sempre come delle ragazzine incapaci di interfacciarsi con il mondo adulto).
Io le spiegai che sapevo bene che non sarebbe stato tutto rose e fiori ma che, ero sicura me la sarei cavata egregiamente.
A quel punto la pastora capì che non aveva più molta presa e iniziò ad accusarmi di voler prendere casa per portami gli uomini a letto, che da AC mi ero solo fatta scopare e che ero un’ingrata.
Le feci solo una domanda: “Mi stai dando della battona?” a cui rispose: “Questo lo dici tu”. A me sembrava chiarissimo e dopo aver cercato di ribattere la mia necessità di poter vivere la mia vita da donna indipendente e di non voler pesare su di lei, fui congedata con molta disapprovazione.
La mattina dopo (che era il mio unico giorno di riposo della settimana) mi svegliai e trovai in cucina un “concilio” della casa (la pastora, sua sorella, la cugina di mia madre e mia sorella) che aveva già deliberato che, vista la mia decisione di voler vivere da sola, potevo iniziare da subito trasferendomi nella tavernetta di quella casa.
Si trattava di una cucina, un corridoio, un salottino e un bagno senza doccia e bidet.
Io non avevo ancora iniziato a cercare casa, eppure mi fu detto che entro metà gennaio avrei dovuto andare via dalla tavernetta lasciando 200€ di affitto.
Io rimasi di ghiaccio e non ebbi la forza di controbattere, radunai in fretta e furia tutte le mie cose e mi trasferii nella tavernetta.
Quel poco che avevo ricevuto di stipendio, a questo punto, ero costretta a tenermelo per affrontare tutte le spese che comporta il prendere in affitto un monolocale. Avevo pochissimo tempo per trovare un monolocale arredato e pochissimi soldi dato che, dovendo dare i soldi alla chiesa e alla pastora, non ero mai riuscita a crearmi un fondo di risparmi.
In quel periodo ho visto che i miracoli e l’amore tra le persone estistono.
In quella tavernetta ci tornavo solo per dormire, visto che tutto il giorno lo passavo a lavoro e a cercarmi casa, ma non sono mancate le “ripicche”: la password del wifi cambiò immediatamente (e uno lì non ci rimane chissà quanto male visto che ero dotata di 3G), la porta interna che portava al resto della casa era chiusa ma dalla parte abitata da me (dalla casa potevano aprirla ed entrare a loro piacimento con la scusa di utilizzare il forno perché al piano di sopra era rotto) se io accendevo i termosifoni al minimo per non gelare, alla sera li trovavo chiusi e congelati.
Con questi presupposti come potevo accettare l’offerta di utilizzare la doccia del piano di sopra (visto che in questa tavernetta non c’era)?
Nel giro di un paio di settimane arrivai ad uno stato di sfinimento che mi sfogai con la mia amica E. e le raccontai tutto e lei sua madre furono così gentili che mi offrirono di trasferirmi da loro fino a quando non avessi trovato casa ma, al mio rifiuto, riuscirono solo a convincermi ad utilizzare la loro doccia una volta a settimana. La mamma di E. è stata una mamma anche per me in quel periodo, mi aiutava a valutare gli annunci di case che trovavo, mentre la mia amica C. mi accompagnava a vedere qualche appartamento.
Ma un’altra parte importante l’ha avuta il mio amico di scuola M. e sua mamma perché è stato grazie a loro che ho trovato la casa perfetta.
Un monolocale arredato vicino al loro appartamento era libero e la padrona di casa era ben disposta a trattare privatamente con persone fidate.
L’amore, l’aiuto e il sostegno che ho avuto dai miei amici è stato impagabile, sebbene io abbia cercato di non chiedere niente a nessuno perché volevo farcela da sola (ma da sola non ce l’avrei fatta.).
In poche parole il 1 di gennaio del 2019 riuscì ad entrare nel mio monolocale e da lì è iniziato il mio percorso di ricostruzione di me stessa e della mia vita.
Finalmente ero libera anche se, praticamente, senza soldi, eppure sono riuscita a vivere dignitosamente da sola in quel monolocale per molti mesi (fino a quando nell’autunno sono andata a convivere con quello che, adesso, è mio marito).
I rapporti con i miei genitori e mia sorella sono andati a sfasciarsi completamente perché invece di comprendere le ragioni del mio gesto si sono preoccupati di accusarmi di aver abbandonato Dio e il suo ministro (la pastora) e di aver tradito chi mi aveva aiutato quando ero in difficoltà (la difficoltà non ci sarebbe stata se la pastora non l’avesse creata).
Non ci siamo parlati per dei mesi e attualmente (2022) non vedo e sento mia sorella da marzo del 2019, mentre i miei genitori non li vedo da febbraio 2022 mentre non li sento da fine agosto 2022, momento in cui abbiamo litigato furiosamente al loro rifiuto di venire al mio matrimonio (questa litigata è avvenuta una settimana prima del matrimonio).
Nei primi mesi della mia vita fuori dalla chiesa, sebbene fossi libera dagli impegni di quel mondo, ero comunque ancora in quell’ambiente, non solo per i comportamenti condizionati ma anche perché si era sparsa la voce della mia uscita.
Io non avevo intenzione di far sapere al mondo “le mie cose” eppure fu la stessa chiesa a raccontare a tutti coloro che orbitavano in quell’ambiente i miei misfatti. Dopo poche settimane dalla mia uscita iniziarono a presentarsi sul mio posto di lavoro diverse persone che conoscevano la pastora (o che l’avevano frequentata per qualche periodo) premurandosi di complimentarsi con me per il mio coraggio e per aver lasciato quella chiesa.
Probabilmente volevano essere parole sincere ma io fui parecchio infastidita ma non quando chiedevo dove avessero sentito queste cose venivo solo indirizzata a diversi passaparola con altre persone che non vedevo da anni, ma non arrivavo alla fonte primaria.
Un giorno si presentò persino il pastore D, (non lo vedevo da 10 e passa anni!!!) con il chiaro intento politico di portarmi nella sua comunità al fine di fare uno smacco alla sua storica rivale, ovviamente rifiutai e l’offerta e chiesi di essere lasciata in pace.
Un giorno riuscii finalmente a scoprire che era stato un fratello della chiesa (chiaramente imboccato dalla pastora) a scrivere messaggi privati su Facebook a moltissime persone della zona, che avevano anche solo frequentato per poco la chiesa, (o che comunque fossero del mondo evangelico) spiegando che io ero uscita dalla chiesa e che tutto ciò che io pubblicavo sui social non li rappresentava, insomma che si discostavano da me e dalle mie azioni (di questo ho come prova una conversazione privata su Facebook).
Facendo un po’ di domande scoprii che avevano scritto persino a delle persone della chiesa di Firenze. Per fortuna chiunque ricevesse quei messaggi rispondeva a tono dicendo di smetterla di diffondere fatti privati in giro.
Nel tempo sono riuscita a ricostruire i rapporti con i famigliari con cui avevo tagliato i ponti per via della chiesa e venire a conoscenza di questa situazione ha creato un ulteriore squarcio con i miei genitori (perché non accettano di essere rimproverati per il fatto di escludermi così brutalmente).
Quando si sentono queste storie si pensa che con l’uscita dalla setta sia finito tutto e invece è lì che inizia la vera sfida perché bisogna riuscire a vivere in un mondo che gira diversamente dal modo in cui hai vissuto fino a quel momento.
Io non avevo imparato a far valere le mie ragioni con il mondo, a sapere di chi fidarmi e a conoscere le mie capacità e competenze.
Non sapevo quasi chi ero e cosa volessi davvero.
Avevo 29 anni ma mi ero persa tutta la mia giovinezza e non sapevo quasi come comportarmi con i miei coetanei.
Convinta di essere un’incapace e di non saper avere cura delle cose, non accettavo la condivisione nella vita di coppia, per non parlare che l’intimità fuori dal matrimonio mi faceva sentire sporca (nella mia testa mi sentivo proprio dire che ero una puttana) e, in tutti questi aspetti, mio marito è stato fenomenale perché è riuscito (con molta pazienza e amore) ad aiutarmi ad imparare a vivere con lui e con me stessa.
Nel 2021 mi sono decisa ad intraprendere un percorso con una psicologa perché avevo iniziato ad avere attacchi di ansia ogni volta che incrociavo affiliati alla chiesa e a fare molti sogni altamente realistici nei quali mi ritrovavo a tornare nella chiesa e non saper come uscire nuovamente da li (le emozioni di quei sogni erano così reali che al risveglio mi ci voleva del tempo per capire dove mi trovassi e cosa era reale e cosa no).
Attualmente sono ancora seguita da questa psicologa che mi sta aiutando a realizzare tutti gli eventi successi e ad affrontarli oltre che a metabolizzarli.
Voglio concludere che io non mi ritengo una persona forte né adesso e nemmeno quando entrai nella setta nel 2005. Ritengo di aver agito per istinto di sopravvivenza e non mi ritengo immune alla manipolazione mentale, attualmente ho il terrore che mi possa accedere di nuovo.
Dico ciò perché sia chiaro a tutti che nessuno può considerarsi così forte da essere sicuro di non cadere mai in queste trappole, tutti siamo delle possibili vittime e per questo è importante essere sempre attenti.